La medicina alla corte dei papi
Titolo
La medicina dei papi
Autore
Giorgio Cosmacini
Anno pubblicazione
2018
Editore
Editori Laterza
Info Lettura
pp. 228; 20,00 euro
Corpus in latino indica il corpo vero e proprio, in senso di corporeità somatica e, per estensione di significato, l’insieme di scritti e di produzioni letterarie organizzati in riferimento all’unità di una persona o di un determinato argomento. Queste le due direzioni che Giorgio Cosmacini, medico e filosofo, nel libro La medicina dei papi tenta di percorrere per raccontare una storia tanto inedita quanto affascinante: il rapporto dei papi della chiesa cattolica con la medicina, sia nel senso di cura del corpo che si ammala, attraverso l’intrigante figura degli archiatri pontifici, i medici personali dei papi, sia percorrendo e analizzando le encicliche e i molti scritti che i pontefici hanno dedicato a questioni etiche legate alla scienza medica.
Il tessuto concettuale che intercorre tra medicina e papato si snoda attraverso una storia che inizia nell’anno Mille, proseguendo con il periodo della “cattività avignonese”, il Rinascimento, la modernità, per concludersi con le figure più vicine alla nostra quotidianità: Joseph Ratzinger e, ovviamente, papa Francesco. Attraverso le discussione e la emersione di concetti nuovi lungo la storia, accolte o rifiutate dai diversi pontificati, si ripercorre sia la storia del papato che quella della medicina, una storia che per la centralità dell’Istituzione Chiesa diventa di interesse rinnovato per lo studio e per la conoscenza della nostra stessa cultura.
In momenti storici in cui la cultura di qualsiasi tipo, anche quella che da ars sarebbe divenuta scienza, era appannaggio di pochi, le figura dei medici di corte, nel caso dei sovrani, o degli archiatri per il pontefice, era fondamentale per lo sviluppo e l’arricchimento della disciplina. Questi professionisti delle arti mediche, che gravitavano intorno ai potenti del tempo, potevano avere la possibilità, anche economica, di studiare, documentarsi e sperimentare, il che era, ed è, il solo modo per riuscire ad accrescere la conoscenza in un campo del sapere fondamentale come la medicina.
Secondo Cosmacini, ad esempio, proprio grazie a papa Silvestro II, Gerberto di Aurillac, ritenuto essere medico e mago, si consolida in Italia l’idea che eleva la medicina dall’essere annoverata tra le sette arti meccaniche, a philosophia secunda. Comincia cioè ad essere inquadrata come pregna di scientificità, anche se questo concetto intorno all’anno Mille non esisteva ancora, e diviene arte medica a sé stante. Il campo della cura che la medicina sottende come concetto di base è destinato a dilatarsi nel tempo e coprire sempre più aspetti della vita dell’uomo sulla Terra.
Bisogna attendere la contemporaneità con l’importante figura di papa Francesco per estendere quel concetto di cura fino a oltre l’uomo e per vederlo convogliare in una dimensione superiore: la cura della Terra, intesa come casa dell’uomo. È il rivoluzionario senso dell’ecologia integrale, introdotto da papa Bergoglio nella famosa enciclica Laudato si’. L’orizzonte medico dunque si sposta di prospettiva nella consapevolezza che è l’uomo a doversi “rendersi medico”, non solo verso gli altri uomini, ma anche nella cura del proprio pianeta. Il rispetto per l’ambiente, habitat dell’uomo, non può che essere visto come modello di questa nuova medicina.
La medicina dei papi riesce ad intrecciare in maniera ottimale elementi di storia, medicina, etica e filosofia, con una chiarezza espositiva che motiva alla lettura pagina dopo pagina. Una narrazione che richiama in maniera generale il longevo confronto tra scienza e religione, che in qualche modo si intreccia con quello tra medicina ed etica, anche se la puntualità storica, l’attenzione e precisione nell’analisi di bolle, biografie e documenti da parte dell’autore, spostano l’interesse del lettore verso la concretezza di quel complesso rapporto, senza mai sfociare in generalizzazioni e semplificazioni di alcun tipo.
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